“Fuori dai campi” – una riflessione

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giovedì 07 Aprile 2022

On the Road ha cominciato le sue attività di outreachOutreaching L’outreaching, o lavoro sociale di prossimità, è una metodologia di intervento che colloca le equipe multidisciplinari presso luoghi ad alta fragilità sociale con l’obiettivo di intercettare e agganciare i target maggiormente vulnerabili e, abbassando la soglia di accesso ai servizi offerti dall’ente, fornire loro risposte ai bisogni nei relativi contesti di lavoro e/o di vita. sullo sfruttamento lavorativo nel 2016, all’interno del progetto antitratta ASIMMETRIE Marche-Abruzzo-Molise, soprattutto grazie alla collaborazione con l’Associazione Faced di Termoli e la Caritas di Avezzano. Nel tempo sono state sperimentate molte attività di prossimità con persone potenzialmente sfruttate nel lavoro agricolo: uscite nelle campagne per mappare casali utilizzati come abitazioni per i braccianti, contatti davanti ai CAS, e molto altro.
Con il Progetto Diagrammi Nord (Diritti in Agricoltura attraverso Approcci Multistakeholders e Multidisciplinari per l’Integrazione e il Lavoro giusto), nelle Marche abbiamo rafforzato il lavoro di outreach sperimentando nuove tecniche e collaborazioni, targettando anche altri territori e altre tipologie di lavoro.
Spesso il lavoro di outreach è raccontato come “andare nei campi”, ma a volte quello non è il momento più indicato, perché la persona è impegnata nel lavoro e controllata dal caposquadra o datore di lavoro.
Per sperimentare nuove strade per entrare in contatto con il target è importante far riferimento alle molte esperienze di animazione o educazione di strada, che insieme al paradigma della Riduzione del DannoRiduzione del danno La riduzione del danno e/o dei rischi si configura come un approccio metodologico che ha per obiettivo l’implementazione di azioni che possano garantire, a chi agisce comportamenti a rischio, la prevenzione o la riduzione delle conseguenze fisico-psicologico-sociali ad essi associate., sono le basi teoriche e metodologiche del lavoro di prossimità che il terzo settore ha sviluppato in Italia fin dagli anni ’70.
Dalle esperienze fatte in questi mesi è nata questa riflessione dell’equipe di Outreach del progetto.
“Se vogliamo incontrare le persone che possono essere vittime di sfruttamento lavorativo dobbiamo pensare a loro come esseri umani, e non solo come braccia lavoro. Persone che oltre a lavorare hanno una vita fatta di gesti e abitudini quotidiane, momenti in cui frequentano altre persone fuori dal lavoro.
Inoltre ci sono persone che sono portate al lavoro dal Caporale, ma ci sono anche persone sfruttate che al lavoro ci arrivano con mezzi propri (auto, bici, a piedi..), o mezzi pubblici.
Ecco perché le nostre uscite di outreach sono indirizzate ai luoghi di vita dei migranti (piazze, negozi etnici, le strade dei quartieri con maggior presenza straniera, stazioni degli autobus e dei treni) durante le ore serali, quando cioè i lavoratori tornano dal lavoro o sono in giro per i loro affari. Spazi e momenti nei quali hanno più tempo per poter parlare e sono anche più liberi, non essendo accompagnati da datore di lavoro e/o caporali.
A parte le ore serali, ci siamo concentrati anche sui momenti antecedenti all’orario lavorativo. Spesso all’alba, le piazze, le stazioni e le strade pullulano di migranti che con vari mezzi si recano al lavoro e, anche se il contatto è più breve, anche qui è libero dal controllo di eventuali sfruttatori. Il contatto in questo caso ha la finalità di conoscersi e creare un rapporto di fiducia che può portare all’emersioneServizi di emersione I servizi di emersione hanno l’obiettivo di facilitare l’identificazione precoce e l’aggancio di target vulnerabili, favorendo la loro emersione da condizioni di marginalità e/o fragilità, attraverso l’implementazione di interventi basati sull’outreaching, la riduzione del danno e/o dei rischi. Esempi di servizi di emersione sono le unità mobili e gli sportelli a bassa soglia. di situazioni che non verrebbero alla luce altrimenti.”

 

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