XVII GIORNATA EUROPEA CONTRO LA TRATTA | 18 OTTOBRE 2023

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martedì 17 Ottobre 2023

Il 18 Ottobre è la giornata che, nel 2006, la Commissione Europea ha deciso di dedicare alla sensibilizzazione della popolazione su un tema tanto importante quanto poco conosciuto: la tratta degli esseri umani e il loro sfruttamento, asservimento, riduzione in schiavitù.

In questi difficili tempi in cui le persone vivono smarrite tra i problemi quotidiani di far quadrare i conti e le angosce derivate da pandemie, guerre e crisi climatica, non è facile trovare il modo per fermarsi un attimo a riflettere su questi fenomeni che sono innanzitutto violazioni di diritti umani. Tanto più che le vittime sono principalmente cittadinɜ stranierɜ, sfruttatɜ nella prostituzione, nei luoghi di lavoro, nelle attività illegali come lo spaccio di droga, i furti, o in attività come l’accattonaggio forzato.

Con la pandemia del Covid19, la guerra in Ucraina e ora la recrudescenza del conflitto israelo-palestinese, si è radicata una forma di dibattito pubblico che prevede solo posizioni dicotomiche: o si è provax, o si è novax, o si sta con Putin o con l’Ucraina, e non c’è spazio per la riflessione, per la comprensione delle molteplici cause che determinano situazioni complesse.

Anche sull’immigrazione il dibattito è polarizzato, secondo la vulgata, tra chi è a favore e chi è contro. Considerata l’inevitabilità dei movimenti di massa delle persone che sono costrette a lasciare i loro paesi per guerre, discriminazioni, cambiamenti climatici, è come prendere posizione tra chi è a favore della pioggia e chi è contrario.

Oggi l’immigrazione è utilizzata come argomento per ottenere consenso elettorale (“vi proteggeremo dall’invasione, dalla sostituzione etnica”), e come strumento per ottenere servizi a basso costo (dalla prostituzione al badantato, dalla raccolta dei pomodori alla logistica, ai cantieri navali), e poche voci ragionano (in pubblico) sulle sue cause e sulle conseguenze della sua cattiva gestione. E una delle conseguenze è, appunto, che migliaia di migranti che non possono spostarsi legalmente sono costrettɜ ad affidarsi a trafficanti e a sfruttatori, fanno enormi debiti (che ripagheranno con il loro lavoro sfruttato) per passare confini rischiando di morire e di subire carcerazioni e torture, per poi arrivare nella terra promessa, dove sono trattatɜ da paria (oggi addirittura incarceratɜ nei CPR senza aver commesso reati), ma anche utilizzatɜ per far funzionare le nostre economie, legali ed illegali.

La Cooperativa On the Road ha fatto la sua scelta molti anni fa, quando ha cominciato a sostenere le persone obbligate a prostituirsi, e l’ha sempre confermata occupandosi negli anni anche di altre persone in difficoltà, non solo migranti (come ad esempio le donne vittime di violenza maschile, o le persone senza dimora). La scelta è stata quella di aiutare concretamente queste persone ad ottenere i loro diritti, spesso negati non solo dai loro aguzzini, ma anche dalle istituzioni che esercitano forme di “razzismo istituzionale”, e da sistemi economici, come la Grande Distribuzione Organizzata, quella dei grandi ipermercati che si possono permettere di vendere “sottocosto” perché ricattano i produttori, che a loro volta contrattano i caporali per procurare manodopera a bassissimo costo.

Ma per invertire la rotta, per immaginare un futuro dove non ci sarà bisogno di questi interventi, è necessario fermarsi un attimo a riflettere, sospendendo i posizionamenti radicali del pro o contro, sulle cause di queste violazioni dei diritti.

Per quanto riguarda la tratta e il grave sfruttamento le nostre azioni concrete sono molte. Con i progetti finanziati dal Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, denominati Asimmetrie 5 Marche e Asimmetrie 5 Abruzzo Molise, operatorɜi di strada, mediatorɜ linguistico-culturali, vanno nelle strade e negli appartamenti per incontrare chi si prostituisce, o nei luoghi di lavoro e di vita per far emergere situazioni di sfruttamento e sostenere denunce e percorsi di emancipazione. Altrɜ operatorɜ aspettano queste persone in uffici e sportelli dove vengono offerti assistenza psicologica, legale, corsi di formazione professionale. Gestiamo case di accoglienza dove chi ha subito forti traumi può riprendersi e ri-progettare la vita futura, e abbiamo sviluppato reti territoriali che coinvolgono decine di aziende, che non solo assumono le persone che escono dai programmi, ma condividono la missione di diffondere la legalità nel modo del lavoro.

Le nostre equipe di contatto si muovono dalle strade delle coste delle Marche, dell’Abruzzo e del Molise, alle campagne, ai luoghi di culto e i ritrovi serali dove parlare con lavoratori sfruttati. Abbiamo sportelli e uffici a Porto Recanati, Fermo (Lido Tre Archi), San Benedetto del Tronto, Martinsicuro, Pescara, Vasto, Termoli, Campobasso, e siamo presenti in molti centri di accoglienza per informare sui rischi dello sfruttamento e sui diritti dellɜ lavoratorɜ. Siamo intervenutɜ negli sbarchi nel porto di Ancona, insieme ai servizi sociali del Comune, per facilitare l’identificazione precoce di vittime di tratta, in particolare minori, e prenderlɜ in carico.

Questo facciamo, e molto altro.

Ma per invertire la rotta, per immaginare un futuro dove non ci sarà bisogno di questi interventi, è necessario fermarsi un attimo a riflettere, sospendendo i posizionamenti radicali del pro o contro, sulle cause di queste violazioni dei diritti. E, soprattutto, su come costruire insieme una società aperta ed accogliente, che non veda nell’Altro una minaccia, che non sia schiacciata dalla narrazione della paura, e che non crei la sua ricchezza – tra l’altro sempre più polarizzata a vantaggio di pochi – sulla violazione dei diritti, l’esclusione sociale, lo sfruttamento di un’ampia parte della popolazione, in particolare immigratɜ, ma anche moltɜ italianɜ.

Fabio Sorgoni
Responsabile Area Tratta e Sfruttamento della Cooperativa On the Road

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