Servizio civile con On the Road: L’esperienza di Silvia

Tratta Interviste Storie

giovedì 23 Agosto 2018

Un anno di servizio civile con l’associazione On the Road onlus. Cosa significa? Quali esperienze, emozioni e competenze mi porterò a casa? Abbiamo pensato di farvelo raccontare direttamente dai nostri volontari di servizio civile nell’anno 2017-2018. Questo è quello che ci hanno riportato.

Silvia, volontaria di servizio civile nell’area tratta e sfruttamento

C: Fare il servizio civile con On the Road, cosa significa?

S: Lo posso descrivere in tre parole: crescita, arricchimento, apertura mentale.
Sto lavorando nell’area accoglienza del progetto Asimmetrie 2, un progetto di On the Road che opera nel contrasto alla tratta di esseri umani e offre sostegno alle persone che ne sono vittime. Quest’esperienza mi sta facendo crescere incredibilmente, sia a livello personale che professionale.

C: Di cosa ti occupi?

S: Qui nell’area accoglienza ho l’opportunità di rapportarmi ogni giorno con le ragazze vittime di tratta che scelgono di uscire dallo sfruttamento. Sono prevalentemente ragazze Nigeriane, giovanissime, con un passato di grave sfrtuttamento sessuale in Libia e nelle strade italiane. Alcune di loro sono madri. Vengono ospitate nelle case di accoglienza di On the Road e il mio compito è quello di supportarle nel loro percorso di integrazione.

C: Cosa riempie le tue giornate?

S: Angela, senza ombra di dubbio. Angela è la nostra piccola “mascotte”, al momento tutte le attenzioni si concentrano su di lei. Sapere che un piccolo esserino si affida completamente a me mi dà la giusta carica per dare il meglio, anche nelle difficoltà.

Tra un cambio di pannolini e l’altro ho avuto l’occasione di mettere a confronto la cultura italiana con quella nigeriana. È nel quotidiano che si apprendono i tanti piccoli dettagli che ci accomunano e ci differenziano ed è sempre un’enorme fonte di arricchimento.

C: Cosa ti porterai a casa da questa esperienza?

S: Questi mesi mi hanno persmesso di scoprie culture diverse e di guardare la nostra società sotto una nuova luce. Ho avuto l’occasione di confrontarmi/scontrarmi con tematiche che ci possono apparire “estreme”.

Ho imparato a mettermi nei panni degli altri, ad ascoltare le loro esigenze, a non giudicare senza sapere. Ho imparato ad approfondire cosa potesse esserci dietro un “I’m ok” non convinto, anche quando io stessa avevo una giornata no. Ho imparato a dedicarmi all’altro.

C: Cosa ti senti di consigliare a qualcuno che volesse intraprendere questa strada?

S: Il servizio civile è un impegno costante in cui ho imparato a riconoscere i miei limiti, le mie paure, le mie debolezze e i miei punti di forza. Mettersi in gioco è fondamentale per affrontare al meglio quest’avventura.

 

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